Il dito di Roebling

Nel 1867, un ingegnere di nome John Roebling fu ispirato dall’idea di costruire uno spettacolare ponte che collegasse New York con Long Island. Tuttavia gli esperti di costruzione di ponti di tutto il mondo pensarono che fosse un’impresa impossibile e dissero a John di dimenticare l’idea. Ma John era un tipo testardo. Il suo era un sogno folle mai realizzato prima.

John Roebling non poteva ignorare la visione di questo ponte che aveva nella sua testa. Ci pensava continuamente e sapeva nel profondo del suo cuore che il ponte si poteva fare. Doveva solo condividere il sogno con qualcun altro. Dopo molte discussioni riuscì a convincere suo figlio Washington: un ingegnere emergente, che questo ponte poteva essere costruito.

Lavorando insieme per la prima volta, padre e figlio svilupparono i concetti di come si poteva realizzare questo ponte e di come si potevano superare gli ostacoli. Con grande entusiasmo e ispirazione, e con l’eccitazione di una sfida selvaggia davanti a loro, assunsero una squadra di persone e cominciarono a costruire il ponte dei loro sogni.

Il progetto inizio bene, ma solo dopo pochi mesi un tragico incidente sul ponte tolse la vita al vecchio John. Il figlio Washington rimase ferito nell’incidente e riportò seri danni cerebrali, che gli impedirono di camminare, parlare e persino muoversi.

“Glielo dicemmo. Uomini pazzi e i loro sogni folli. E’ da pazzi inseguire visioni selvagge”.

Così dicevano le malelingue nei salotti buoni di New York.

Tutti avevano commenti negativi da fare e sentivano che il progetto di costruire il ponte doveva essere abbandonato, dato che il vecchio John era l’unico a sapere come si sarebbe potuto costruire il ponte. Nonostante il suo handicap, Washington non si scoraggiava mai e aveva ancora un ardente desiderio di completare il ponte, e la sua mente era ancora acuta come sempre.

Washington Roebling cercò di ispirare e trasmettere il suo entusiasmo ad alcuni dei suoi amici, ma essi erano troppo scoraggiati dall’arduo compito. Mentre giaceva sul suo letto nella sua stanza d’ospedale, con la luce del sole che filtrava dalle finestre, una leggera brezza soffiava le sottili tende bianche e riusciva a vedere il cielo e le cime degli alberi all’esterno solo per un momento.

Sembrava che ci fosse un messaggio che gli dicesse di non arrendersi. Improvvisamente un’idea lo colpì. Non poté far altro che muovere un dito e decise di farne il miglior uso possibile. Muovendo un solo dito, sviluppò lentamente un codice di comunicazione con sua moglie Emily.

Washington toccò il braccio della moglie con quell’unico dito che riusciva a muovere, indicandole che voleva che lei chiamasse di nuovo gli ingegneri. Poi usò lo stesso metodo per comunicare, toccare il braccio con l’unico dito che poteva muovere, per dire agli ingegneri cosa fare per terminare la costruzione del ponte. Sembrava una follia, ma il progetto era di nuovo in corso.

Per 13 anni Washington Roebling batté le sue istruzioni con il dito sul braccio della moglie, fino a quando il ponte fu finalmente completato nel 1883.

Oggi lo spettacolare ponte di Brooklyn si erge in tutto il suo splendore come tributo al trionfo dello spirito indomito di un uomo e alla sua determinazione a non essere sconfitto dalle circostanze.

È anche un tributo agli ingegneri e al loro lavoro di squadra, e alla loro fede in un uomo considerato pazzo da mezzo mondo. E’ anche un monumento tangibile all’amore e alla devozione della moglie che per 13 lunghi anni ha pazientemente decifrato i messaggi del marito e ha detto agli ingegneri cosa fare.

Forse questo è uno dei migliori esempi di un’attitudine a non morire mai, che supera un terribile handicap fisico e raggiunge un obiettivo impossibile.

Spesso quando ci troviamo di fronte ad insidie nella vita quotidiana, i nostri ostacoli sembrano molto grandi rispetto a quelli che molti altri devono affrontare. Il ponte di Brooklyn ci mostra che i sogni che sembrano impossibili possono essere realizzati con determinazione e perseveranza, non importa quali siano le probabilità.

Anche il sogno più lontano può essere realizzato con perseveranza e determinazione.